
Una buona ragione per rientrare a Roma soddisfatta, dopo l’ultimo Vinitaly, quest’anno ce l’ho. Rocco Siffredi, star del cinema hard internazionale, accompagnato da Rosza, moglie gentile, elegante e bella che più bella non si può, al grido di “Non solo magnum!” è apparso puntuale in fiera per presentare Rocco, un rosso abruzzese dal carattere sanguigno come il montepulciano con cui è prodotto dal suo amico Jarno Trulli, pilota di Formula 1 che ha vigne e cantina in Abruzzo. Un’amicizia, un vino e parecchia folla, perché Rocco Siffredi piace, è affabile e molto divertente.
Rocco e Rosza stanno per inaugurare a Budapest il primo “Rocco’s world caffè”, luogo di convivio per mangiare, bere un calice, acquistare gadgets di ogni genere nonché sbirciare, su appositi schermi, i backstage della casa di produzione di proprietà dell’attore, inclusa qualche ripresa in diretta dal set.
Ho accettato, non senza ironia, di collaborare come ufficio stampa e PR al progetto e mi sono divertita, anche perché i media extrasettore, cui si rivolgeva principalmente la mia comunicazione, sono spesso meno affettati e baciapile di alcuni giornalisti e blogger del vino. Fa male dirlo ma è così. Viva la faccia di intramontabili campioni come Sara Simeoni e Francesco Moser (anch’egli produttore di vino in Trentino) che sono venuti per provare il vino e fare una foto con Rocco e viva anche Alessandro Morichetti e tutti gli altri, da Slow Food a Wine News, che hanno preso con lo spirito giusto questo momento di puro divertimento, gioco dietro al quale, tuttavia, c’è un progetto molto meno ingenuo di quanto il pubblico bigotto sia disposto ad immaginare.
Ho ricevuto molte critiche sotto traccia, subdole e malcelate; la barba bianca dell’ipocrisia strisciante di alcuni farisei, che fa sorridere e alzare gli occhi al cielo. Gente di settore e produttori di vino. Sono libera e alla morale non ci sto, mi fa venire le bolle. Ce l’ho coi bacchettoni del vino perché hanno qualcosa da nascondere e con quel rigore morale farlocco non difendono principi ma solo i propri interessi. Avrebbero puntato il dito comunque, chiunque di noto si fosse presentato al posto di Rocco. Perché, se sei famoso, diventi automaticamente brutto e cattivo.
Un addetto ai lavori locale ha scritto che queste cose fanno male all’Abruzzo. Forse chi fa vini anonimi, privi di personalità, dissipando il patrimonio rappresentato dal montepulciano, sarà il principale responsabile se l’Abruzzo dovesse farsi male, cosa che non prevedo, a giudicare dalla vasta affluenza quest’anno al padiglione. E forse fanno ancora peggio quelle grandi aziende che giocano con l’autoctono in etichetta per poi vendere a prezzi da hard discount. Ecco chi può far male all’Abruzzo, altro che Rocco!