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Channel: Cristiana Lauro – Intravino
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I 7 vezzi da degustazione più disgustosi. Finalissima: “La narice alternata” vs “Lo sputo del lama”

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I 7 vezzi da degustazione più disgustosi. Finalissima: “La narice alternata” vs “Lo sputo del lama”

Se, come dice Michael Douglas, il sesso orale può causare il cancro, quale grave patologia si anniderà dietro a una leccata di bicchiere in degustazione? Non bastavano gargarismi, sciacqui, risucchi e sputazzi a caratterizzare il corredo gestuale durante gli assaggi: lingent vitrum è l’ultimo disgustoso vezzo che si diffonde fra gli enoappassionati e dilaga come la peste bubbonica.
Ma la galleria dei orrori è piuttosto ricca. Trattenete i conati.

Lingent vitrum
Il più recente in ordine di apparizione. Spopola in degustazione nell’aristocrazia dei palati dotti e funziona così: la goccia di vino che oltrepassa il bordo del bicchiere viene bloccata da un colpo fulmineo che slurp, raccatta tutto in un batter d’occhio. Una lingua di ramarro, sporca di tannini e appiccicosa, colpisce come una saetta e non perdona: fulmina sul vetro quella maledetta goccia e le sostituisce una patina di saliva vischiosa, rigorosamente home made. Fra i virtuosi del colpo di lingua salvagoccia c’è anche chi ha sviluppato uno stile più lento con svirgolata finale e chiusura artistica alla francese, ma quanto a disgusto anche questa versione, apparentemente più stilosa, non teme confronti. Leccare la goccia sul bicchiere è un orrendo vezzo tipicamente maschile; noi signore abbiamo il buon gusto di farlo solo alla Pergola e a lume di candela.

Il frullatone (the wine shake)
Ehi degustatore, ma che succede, maledizione, perché tutti ti resistono? Le donne non te la danno, il vino non si concede… Non sarà per caso colpa tua? Ci pensi ma non ti perdi d’animo e trovi la soluzione. Vino, tu hai i numeri e non li dimostri, hai talento ma non ti applichi e allora sai che faccio? Copro il bicchiere con la mano, ti tappo, ti scuoto e poi ti olfo. Cacchio come sei dinamico adesso, c’è un capodanno in questo bicchiere! Senti che aromi che sprigioni con la potenza di uno spray nasale. Adesso sì che ti apprezzo fino in fondo.
Il frullatone è una tecnica praticata da numerosi degustatori professionisti, destinata ad attecchire per via delle forti pressioni della lobby dei cantinieri, da sempre sostenitori delle innegabili virtù dinamizzanti della shakerata nel bicchiere.

La sciusciatella ‘e naso
Questa pratica di solida tradizione, pur se circoscritta all’esame olfattivo, è sufficientemente schifosa da rientrare a pieno titolo in questa horror list. Il vino che non si concede subito all’olfatto va rispettato da un lato ma stimolato dall’altro, non è che abbiamo tutto ‘sto tempo da perdere. Ecco allora che il degustatore professionista ci soffia dentro col naso per accelerare il processo e fare uscire il meglio dal bicchiere. Solo che talvolta esce il peggio dal suo naso. In questo caso, per evitare che il vicino se ne accorga, il bravo wine taster tracannerà in un colpo solo l’intero contenuto del bicchiere, ponendo rimedio a quel brutto pasticcio ed evitando, nel contempo, il disgusto collettivo degli astanti.

La narice alternata (o snasata selettiva)
Maledizione, ma perché questo vino un po’ ossidato alla narice sinistra è decisamente ridotto per quella di destra? Se sniffo merda di pollo a destra, come può esserci glutammato a sinistra? Olfo con una narice e poi subito con l’altra. Di nuovo con la prima e poi ancora con la seconda e così via per alcuni minuti, senza fretta, a voler cogliere le differenze fra le percezioni opposte dei due canali. Sentimenti contrastanti, talvolta, non facili da conciliare, che vanno capiti e interpretati secondo la personale formazione con attenzione epistemologica, direi. E poi chi ci dice che i mancini non sentano meglio con la narice sinistra?

Lo strippaggio
È una pratica di assaggio assai diffusa, utilizzata senza pruderie anche dalle signore e consiste nel risucchio del vino che si ossigena mentre scorre nella cavità orale. Intervistati dalla sottoscritta, alcuni sostenitori di questa raffinata disciplina hanno argomentato il loro bisogno di strippare con la necessità di immettere ossigeno che, in pochi attimi, riequilibrerebbe possibili riduzioni. Quindi occhio allo strippaggio di vini vecchi perché si potrebbero ossidare in bocca durante l’assaggio, viziando ingiustamente, nell’ordine, appunti di degustazione e punteggio finale.

Gli sciacqui
La sala di degustazione è l’unico luogo dove c’è ancora qualcuno che si sciacqua la bocca prima di parlare di vino. E lo fa col vino stesso. Dopo adeguata olfazione, viene data una boccata piuttosto importante con la quale ci si sciacqua la cavità orale fino quasi al gargarismo, come se il vino fosse Listerine.
Ritengo che il magistero dello sciacquo nasca dall’intenzione di rendere omogenea la struttura del vino in bocca, ma non escludo possa avere a che fare con un fastidioso pezzo d’arrosto incastrato fra i denti. Prevedo, pertanto, che la diffusione di questa dottrina sarà inversamente proporzionale a quella del filo interdentale.

Lo sputo del lama
Altro esercizio di stile che attiene più al vezzo e all’effetto scenico che ad altro. Nasce nel nord Europa ma sta prendendo piede un po’ ovunque e si parla addirittura di inserire questa disciplina alle prossime Olimpiadi a Rio de Janeiro. Le qualità indispensabili per essere performanti in questa tecnica, che consiste nello sputare il vino a mo’ di fontanella in un secchiello posto almeno ad un metro di distanza, centrandolo in pieno e senza schizzare il pubblico in sala, sono aver visto qualche Lama da piccoli e almeno una decina di tuffi da 10/10 di Tania Cagnotto.
È parente della gara a chi sputa più lontano che è un’evoluzione della fase orale di Sigmund Freud. Il tema fu approfondito anche da Jean Piaget nei suoi fondamentali studi sull’età evolutiva ma, soprattutto, sugli atteggiamenti che ne compromettono gravemente il normale sviluppo.

[Immagine: Wine Pleasures]


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