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Channel: Cristiana Lauro – Intravino
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Il fascino discreto di assaggiare alla cieca applicato a Benvenuto Brunello 2015. Alcuni casi concreti

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Il fascino discreto di assaggiare alla cieca applicato a Benvenuto Brunello 2015. Alcuni casi concreti

Inutile ripetere che l’annata 2010 a Montalcino sia stata molto buona. Quindi all’anteprima Benvenuto Brunello ci siamo divertiti più del solito: l’annata (buona o scadente che sia) può rendere omogeneo il risultato di una denominazione ma non omologa le differenze che, grazie al cielo, si sentono eccome. Sorprese durante gli assaggi ne ho trovate diverse e, in alcuni casi, ho dovuto ridimensionare le aspettative generate dal passaparola su Facebook o nei vari blog. I luoghi sociali forse riflettono le preferenze personali, la simpatia per il produttore o il suo stile di vita. A volte si tratta di tendenze del momento, appartenenza a caste e fazioni. Umanamente comprensibile, sia chiaro.

Ma siccome liberarsi dai pregiudizi è esercizio complesso, rinunciare a provarci è un crimine etico e forse anche morale. Per questo, avendo letto di alcune etichette imperdibili, mi sono trovata a ridimensionarle dopo ripetuti assaggi, soprattutto quando non trovavo equilibrio, o in presenza di tannini molto asciuganti e amari o vini imprecisi sotto il profilo olfattivo, per non dire sporchi. Se dopo dieci minuti di ossigenazione nel bicchiere un vino giovane non si pulisce all’olfatto significa che non è ridotto ma sporco e un vino sporco rimane sgradevole.

Diciamolo con parole semplici e dirette che è la cosa migliore per farsi capire: il passaparola condiziona fortemente l’assaggio anche all’interno di uno stesso tavolo di degustazione, l’incertezza e il timore di alcuni nell’esprimere un parere personale fuori dal coro finiscono per omologare i giudizi e creare miti. Basterebbe un assaggio comparativo alla cieca per riposizionarli nella dimensione che gli compete. Che male c’è ad esprimere un’opinione personale anche se non condivisa? Altrimenti finisce che il primo che parla ha ragione e tutti gli altri gli vanno dietro.

Il vino ha a che fare col gusto e non esiste un catasto del gusto, né un registro di opinioni prevalenti. Sarebbero inverosimili. Per esempio, non mi hanno convinta alcuni vini sui quali avevo letto pareri esaltanti come il Brunello Vigna Soccorso di Tiezzi, che ho trovato tendente all’ossidativo e appena alto di volatile, con un tannino asciugato. Anche il Paradiso di Manfredi era atteso con fiducia da molti ma l’aspetto olfattivo, anche dopo lunga ossigenazione mi è sembrato un po’ troppo selvatico. Molto bene Le Chiuse, a mio parere, equilibrato dalla bocca di velluto e Vigna Loreto di Mastroianni, classicheggiante, arioso. E poi Poggio di Sotto, che non ha bisogno di grandi argomentazioni per essere credibile e Madonna delle Grazie de Il Marroneto che in fondo non si stacca molto dallo stile di Poggio di Sotto.

Vini eleganti, succosi, freschi, armonici e longevi: i grandi sangiovese grosso nelle annate migliori, come questo 2010 a Montalcino. Resta il solito, vecchio dubbio: che il risultato definitivo in ogni comparazione sia fornito solo dalla degustazione cieca.

[Immagine: Wine Folly]


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