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Channel: Cristiana Lauro – Intravino
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Tutti dicono Borgogna. Intravino-Bignami: i grandiosi vini di Borgogna in 10 indimenticabili bottiglie

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Tutti dicono Borgogna. Intravino-Bignami: i grandiosi vini di Borgogna in 10 indimenticabili bottiglie

Il mondo si divide in due grandi categorie: i lettori di Intravino e quelli che scelgono un vino “a orecchio”. A loro, al 99,9% degli italiani che una volta l’anno sbevazzano, sono dedicati questi post che a confronto Bignami ci spiccia casa. Perché lo facciamo? Perché mentre noi stiamo qui a cercare il pelo nella bottiglia di Romanée-Conti, fuori c’è gente che il Codice Da Vinci lo ha decifrato ma le differenze tra Chianti e Chianti Classico ancora no. Per loro, e solo per loro, Intravino fa scendere in campo una squadra di esperti che a confronto Robert Langdon ci ri-spiccia casa, uomini e donne che la mamma li ha trovati sotto una pianta di nebbiolo a piede franco, altro che cavoli e rose. E allora che negroamaro, Barolo e verdicchio siano, perché la ggente deve sapere. Oggi tocca a:

La Borgogna è una milf.

Borgogna di qua, Borgogna di là, l’eleganza del pinot nero, lo chardonnay che dovrebbe crescere solo da quelle parti altrimenti è internazionale, omologato e industriale. E poi il vitigno in purezza, la selezione della razza pura (ma che bel concetto, mi ricorda qualcosa) e, ancora, bla, bla, bla.

Tutti si riempiono la bocca di Borgogna, anche quelli che nel bicchiere mettono solo il vino del compare contadino, ma solo una piccola parte di vini prodotti in quella zona, così difficile per la coltivazione della vigna, merita realmente tanta fama.

I vini di Borgogna sono certamente buonissimi anche senza questa lettura, però occhio alle semplificazioni. Sotto una certo prezzo non c’è grandezza e non c’è gusto, a meno di avere più culo che anima. I vini di Borgogna sono più buoni maturi, hanno bisogno di tempo e il tempo costa caro. Ma ne vale la pena se si ha vera passione. Fascino e sensualità: come le milf.

La lista che segue è personale e oscilla fra ricordi e schede di valutazione, fra punteggi di chi preferisce dare i numeri e bottiglie indimenticabili.

Armand Rousseau, Clos Saint-Jacques, Gevrey-Chambertin.
Sarebbe dovuto essere un Grand Cru, ma le solite beghe di paese lo hanno castigato. Profondo, ricco, nelle annate giuste quasi infinito.

Domaine de Lambrays, Clos de Lambrays 
Pochi km a sud di Gevrey-Chambertin, azienda modello che produce più Grand Cru che Village, possiamo dire un quasi Monopole. Questo vino mi incanta.

De Vogüe, Musigny
Più classico di così non si può. Seta in bocca.

Domaine de la Romanée-Conti, La Tache
Altro classico monumentale che però necessita di molta attenzione sulla scelta dell’annata. Qualche delusione con La Tache può capitare.

Henri Jayer, Cros-Parantoux
Solo annate vecchie, purtroppo Henri ci ha lasciati e quello che considero il pinot nero più appagante sulla faccia della terra non lo troveremo più. La personalità nel vino, come delle persone, talvolta, supera la perfezione formale.

Leflaive Les Pucelles, Puligny
Secondo me vale un Grand Cru, ma siccome è dedicato alle figlie femmine, il premio l’hanno vinto altri vigneti: Chevalier, Batard, Bienvenues-Batard e Criots-Batard, i maschietti di casa.

Domaine des Comtes Lafon, Meursault Perrières
Chardonnay e sassi in accoppiata vincente. Cosa chiedere di più alla vita? Sei bottiglie l’anno come vitalizio.

Coche-Dury, Corton-Charlemagne 
Il più grande. Come fa il Corton-Charlemagne Coche-Dury, non lo fa nessuno. Va ben oltre le qualità del cru e nessuno si avvicina.

Gagnard-Delagrange, Batard-Montrachet
Da gustare maturo, mai prima dei 15 anni. Struttura ed eleganza. Complessità fruibile ai palati dotti.

Leflaive, Montrachet
La doppietta per Leflaive è quasi d’obbligo, se parliamo di bianchi non possiamo non ricordare Leflaive fra i più grandi produttori al mondo. Questo Montrachet è uno dei vini più equilibrati che possiate trovare in Borgogna. E quando nel bicchiere si apre uno chardonnay del genere, per tutti gli altri si chiudono i giochi.


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