
Parto subito col risultato, comincio dalla fine: il Pinot Nero Riserva 2012 Vigna Ganger, cru di Mazzon della cantina Girlan, in degustazione coperta con altri pinot nero di varie provenienze e di prezzo compreso fra 100 e 400 euro – questa la regola d’ingaggio – ha preso schiaffi solo dal coetaneo Chambertin di A. Rousseau e dal Nuits Saint Georges 1er cru Clos de la Maréchale 2012 di Jacques Frédéric Mugnier. Con tipetti del genere si perde con onore, poche storie, e comunque tutti gli altri presenti in batteria sono usciti con le ossa rotte.
Chi l’avrebbe mai detto? A etichette scoperte chi frai i 65 dotti palati presenti avrebbe azzardato un piazzamento del genere da parte di un pinot nero italiano?
Tra parentesi, preciso l’ovvio qui su Intravino: fra la sottoscritta e Girlan non è mai corso danaro nemmeno nella classica forma liquida in cartoni da 6. In fondo, bello sarebbe se tutti quanti i blogger – o scriventi a vario titolo – rendessero trasparente la loro posizione quando parlano molto bene di un vino o di un’azienda (o stilano classifiche, assegnano premi). In nome della credibilità di entrambi, altrimenti diventa uno sponsor post, curiosamente anagramma di “spot”. Non parlo dei giornalisti perché do per scontato che non percepiscano compensi, glielo vieta il codice deontologico, giusto?
Tornando a bomba. I più grandi preconcetti riguardano di solito il pinot nero (quando gli capita la sfiga d’essere italiano e non francese), gli sparkling wines (se non fanno Champagne di cognome) e le cantine che producono più di 600.000 bottiglie, porci industriali che inquinano etica e ambiente, perbacco! E allora niente di meglio che un bell’assaggio alla cieca, per essere laici davvero. Un palato preparato ed esperto non teme di sbagliare. Nemmeno quando sbaglia.
E Girlan, organizzando la disfida tenutasi venerdì 6 novembre, non ha lasciato nulla al caso: i vini in assaggio sono stati divisi in due batterie da cinque e la Riserva Vigna Ganger, a nostra insaputa, è stata proposta in entrambi i turni di servizio: giochino divertente anche per misurare la propria coerenza valutativa.
Ganger Riserva 2012 proviene dall’omonima vigna situata a Mazzon, la zona più vocata per il pinot nero in Alto Adige, ed è esposta a ovest ai piedi di una roccia calcarea. Il microclima è decisamente adatto al vitigno che non vuole sole battente per l’intero arco della giornata e trae beneficio dai venti freschi serali e dalle importanti escursioni termiche notturne (invero buone sempre, non solo per il pinot nero). Date un’occhiata all’elenco dei vini qui sotto per capire meglio il campionato di cui sto parlando.
Quanto a Chambertin di Rousseau e, subito dopo, Clos de la Maréchale di Mugnier, cosa aggiungere se non che i grandi produttori si misurano nelle piccole annate? È un luogo comune, quindi vero.
Queste le mie note sui vini, tutti della vendemmia 2012.
1) A. Mellot, En Grands Champs, Sancerre: molto floreale, frutto sottile ed elegante. Evidente nota speziata.
2) Girlan, Pinot Noir Riserva Vigna Ganger: colore brillante, ricco al naso con frutti rossi, amarena e ciliegia. In bocca armonico, succoso. Equilibrio perfetto fra acidità, alcolicità (14.5) e frutto.
3) Gantenbein, Pinot Noir Graubunden: colore evoluto, molto legno al naso, tostatura evidente, eccessiva. Una nota fumé e una sapidità sbilanciata coprono il frutto che in bocca chiude amarognolo.
4) Huber, Spatburgunder Schlossberg “R”, Baden: inizialmente ridotto, poi si apre e, se possibile, peggiora. Un vino amaricante, selvatico, animale, legnoso e tostato. Rabarbaro.
5) Soter Vineyeards, Pinot Noir Minerals Springs Ranch, Oregon: colore brillante, sapido, fruttato di amarena, lieve speziatura, armonico in bocca, morbido, un po’ banale ma ben costruito.
6) Domaine de Montille, Volnay 1er cru Les Mitans: inizialmente ridotto, ascellare (nel senso che evoca ascelle pezzate in caserma), si apre in dieci minuti e svela una grande eleganza. Un vino che non gioca sulla potenza ma sul potenziale di invecchiamento.
7) J. F. Mugnier, Nuits Saint Georges Clos de la Maréchale: parte subito con passo deciso, incede da grande pinot nero molto piacevole fin da subito ma preparato anche a grandi attese in bottiglia.
8) Girlan, Pinot Noir Riserva Vigna Ganger: probabilmente il più alcolico ma in perfetto equilibrio e decisamente all’altezza della batteria. A bottiglie svelate, scopriamo che nella prima batteria svetta e vince con facilità mentre nella seconda si aggiudica un meritato terzo posto.
9) Rousseau, Chambertin grand cru: un grandissimo vino. Ecco cosa intendiamo parlando di Grand Cru di Borgogna. Stacca tutti e se lo merita, malgrado il millesimo infelice.
10) Camuzet, Nuits Saint Georges Aux Argillas: un discreto pinot nero che, purtroppo, risulta un po’ sbilanciato sull’acidità nonché castigato da un eccesso di legno sia al naso che in bocca.