
Se c’è una persona in grado di parlare con cognizione di causa dell’istituzione Roscioli a Roma, è probabile che sia io. È la mia seconda casa, a dire il vero più goduriosa e divertente della prima, una bomboniera ma anche una specie di nido accogliente, familiare, stretto come dovrebbero essere gli abbracci fra persone che si vogliono bene. Meta clamorosa e punto di incontro a qualsiasi ora del giorno per molti appassionati di materia prima di altissima qualità, quelli che fanno caso a ciò che mangiano, nonché i gaudenti come me che non si nutrono solo per sopravvivere. Sarebbe scelta legittima, per carità, ma non la mia e non mi sento sola in questo mondo.
Sia il forno che il ristorante sono intasati di razze diverse, umane ma anche suine e bovine. Il tempio riconosciuto e consacrato della qualità affiancato da Roscioli Caffè, fresco fresco di apertura in Piazza Benedetto Cairoli, 16.
Marco era un bambino di nove anni quando si trasferì a Roma da un paesino delle Marche, portava le pecore a pascolare e poi, finita la scuola, le andava a riprendere. Adolescente iniziò a fare il fornaio, con pochi studi in tasca ma tanta voglia di lavorare nonostante gli orari impossibili. Marco non è mai stato bambino, ha giocato quasi mai, talvolta col grosso cane che tentava di cavalcare come fosse un pony, per il resto ha solo lavorato. Si è spezzato la schiena ogni notte dentro a quel forno che man mano cresceva permettendogli di mandare avanti, insieme a Rita, una famiglia, mettendo giù solide basi per il futuro dei suoi figli.
Alessandro e Pierluigi non sono stati da meno. Il primo ha creato, quasi quindici anni fa, a pochi metri dal forno, il ristorante e wine-bar Salumeria Roscioli. Si è lanciato nel mondo dell’enogastronomia con la voglia di conoscere e imparare di chi sa di non sapere e proprio per questo vuole capire per crescere ogni giorno. Così è stato. Senza fare chiasso inutile, stando zitto quando non aveva niente da dire, coi suoi musi lunghi e quel carattere apparentemente forastico (invero profondamente timido), Alessandro ha lavorato ogni giorno a testa bassa e quando la rialzava era solo per ammirare con lo sguardo La Pollarola, un lavoro importante e bellissimo del maestro Luigi Serafini, ora spostato al nuovo Caffè dove potete ammirarlo entrando sul lato sinistro verso la seconda sala.
Pierluigi si alza poco dopo le tre ogni notte (perchè alle tre non è mattina, se non per convenzione, è ancora notte) e ha portato il forno e l’arte artigiana di fare il pane ai primi posti in Italia con riconoscimenti in tutto il mondo. Ora ha Giusy al suo fianco, moglie e figura indispensabile in azienda. Esseri umani, persone, donne e uomini instancabili che danno lavoro a un centinaio di persone.
Per me questa non è la storia fighetta di luoghi per fighetti o gastropazzoidi intrippati e cookshow addicted: è la storia di gente che lavora sodo e continua a farlo anche ora che il successo è conclamato. Si chiama passione e per fortuna esiste ancora.
Ieri ha aperto le porte anche Roscioli Caffè, proprio di fianco al ristorante: finalmente un grande caffè anche a Roma*. Il gruppo di lavoro è giovane e molto competente: Dario Fociani, al bancone, è appena rientrato in Italia dopo sei anni di esperienza nei migliori coffee shop del mondo. La pasticceria è di altissima qualità e tutti i prodotti appena sfornati. Anche questo parto è frutto di ricerca e conoscenza, basti provare una prima colazione o un pasto veloce con i migliori panini preparati espressi, per rendersi conto di quanto la sottoscritta non stia parlando a vanvera. Il Club Sandwich, col pane semi-integrale a lievito naturale (non lievitazione, è diverso!) è il più buono mai mangiato in giro per il mondo.
L’hamburger in versione mignon con fegato di baccalà è da cappottarsi e il Lobster Roll fa arrossire quello di Ted, ammesso che a voi piaccia. Ho provato anche un panino con stracciata profumata al timo, paprika dolce leggermente affumicata e sgombro: vi cambierà la giornata in meglio, credetemi. E se cercate soltanto una prima colazione come Dio comanda, sappiate che i cornetti sono lievi come piume e i famosi maritozzi con la panna – che qui a Roma amiamo tanto – sono memorabili, davvero imperdibili.
Ecco perché Roscioli è un’istituzione. È tutto qua.
* Ho provato il caffè filtro, estratto in V60, della Hario. Un Nicaragua mono coltivazione, 100% arabica, la madre di tutti i caffè perché la robusta è una qualità del piffero, diciamolo.
Proviene da zone con forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, un po’ come la Borgogna per i vini e i sentori sono floreali, lievemente fruttati, con buona acidità e densità del chicco molto bassa, infatti il colore non è concentrato. Ma chiedete ai ragazzi di Roscioli Caffè che ne sanno più di me.