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La vendemmia 2011 a Montalcino secondo me. Guest star: Luca Gardini

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La vendemmia 2011 a Montalcino secondo me. Guest star: Luca Gardini

Sono appena rientrata da Benvenuto Brunello, anteprima a Montalcino della nuova annata in commercio, la 2011, e delle riserve 2010. Dopo diversi assaggi, tante parole con gli enologi e i produttori delle cantine che ho visitato, mi sono fatta un’idea piuttosto chiara, evidentemente personale, sul millesimo. Ne discutevo con Luca Gardini* e siamo entrambi concordi che l’annata 2011 sia un po’ sottovalutata. Soprattutto dalla “critica anticipata”, aggiungo io, quella che ha assaggiato tutto a fine gennaio – cosa che mi spinge a domandare apertamente cosa si intenda per anteprima stampa a Montalcino, visto che varie testate giornalistiche e alcuni blog hanno provato l’anteprima, ante-prima, ovvero un mese fa.

Questo forse potrebbe spiegarlo il Consorzio mentre regola il calibro per gli accrediti da elargire, nei due giorni di assaggi dedicati al settore, a queste zecche di noialtri blogger.
In un confronto con Federico Staderini ho dato un peso maggiore a questa mia convinzione. L’enologo mi ha infatti confermato che su base regionale l’annata 2011 è stata, fino alla seconda decade di agosto, migliore della 2012, ad esempio, e dal punto di vista compositivo e della gradualità l’andamento climatico è stato abbastanza regolare. All’annata 2012 il consorzio ha dato 5 stelle, ma qualcuno ha avuto problemi di surmaturazione delle uve. Staremo a vedere, giudicare sugli indizi serve solo a far chiacchierare le comari.

A parte questo però il bicchiere parla chiaro, e molti assaggi di 2011 si sono rivelati superiori ad alcune riserve 2010 che ricordiamo per essere stata un’annata straordinariamente buona. C’è chi dice perfetta. Non è proprio così, a dimostrazione del fatto che i vini vanno prima bevuti e poi raccontati e non il contrario. (Niente, le stelle proprio non mi vanno giù, le abolirei, non posso farci nulla, abbiate pazienza!)
Un’annotazione casomai lo farei sulla qualità media a Montalcino che, ahimè, non è entusiasmante, cosa che osservai anche lo scorso anno con la clamorosa, assordante 2010. A fronte di alcuni fuoriclasse c’è un vasto numero di aziende che non mi spiego come riescano a distrarsi così facilmente essendo sedute su un salvadanaio.

Fra i Brunello di Montalcino 2011 che mi sono piaciuti di più, riconosco un piacevole filo conduttore: la bevibilità, l’immediatezza. Vini già pronti, ma certamente longevi. Piuttosto strutturati, non cotti, come qualcuno li ha definiti banalmente in quanto figli di un’annata calda. Vini di buona acidità in equilibrio con un frutto brillante, nota evidente già dal colore che è un aspetto troppo spesso trascurato. Mi sono piaciuti tutti quelli in cui ho trovato queste caratteristiche di piacevolezza e bevibilità, dove il frutto era netto, preciso e pulito, inviolato da legni contaminati o surmaturazioni, incorrotto da interventi ideologici oppure di maniera. Quali che siano non importa, tanto non mi piacciono in tutti i casi.

Una buona bottiglia di vino al ristorante costa un sacco di soldi, qualcuno – che merita rispetto – risparmia per potersela permettere e non vuole sentirsi preso in giro dal quel massimalismo che ha forgiato il gusto su puzze e difetti (spesso errori) ignorando quello di chi, comprensibilmente, non è andato fin lì per sacrificarsi. I clienti non sono alla ricerca di qualcuno che li educhi ai difetti, a mandar giù sapori molesti, a bere liquidi ostici o sgradevoli. Cercano la bevibilità, la piacevolezza, non il fastidio e quando le trovano i vini finiscono, mentre quelli faticosi restano nel bicchiere. Quindi nelle cantine, ovvero: non si vendono.

Per me i vini buoni si distinguono per i pregi e non per i difetti, indipendentemente dal metodo che meno impatto ha sull’ecosistema, meno schifezze chimiche utilizza e meglio è, ovvio! Qualcuno lo sa fare, altri meno e qualcun altro farebbe bene a cambiare mestiere, a smettere di prenderci per i fondelli. (Fondelli = culo).

In giro per il mondo va così e un bel po’ di cazzate che abbiamo sentito in questi anni sono arrivate al capolinea, con buona pace di chi ha confuso i metodi “naturali” con l’ideologia fino ad arrivare all’oltranzismo che contrabbanda errori per caratteristiche e porcherie per vini buoni. Salvo poi ritrovarsi la cantina piena di bottiglie che non vuole nessuno.

Note:
*Il fatto che io citi Luca Gardini non è semplicemente amichevole, ancor meno un tentativo di dare spessore e sostegno alla mia opinione che esprimerei anche nel caso in cui trovasse uno solo d’accordo. Lo faccio, invece, perché Luca ha argomentato molto meglio di me quello che cerco di dire e se qualcuno avesse voglia di approfondire con lui l’argomento, liberandosi per l’occasione di sciocchi e ingiustificabili pregiudizi ** nei confronti di chi ha un indubitabile talento, non ho dubbi che troverebbe risposte garbate ed esaurienti.

** I pregiudizi sono sempre ingiustificabili. E qui, finalmente, chiudo con le note.


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