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Channel: Cristiana Lauro – Intravino
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Polemiche su Zuma? La location di Roma (anzi, del Condominio-Roma) batte tutti, anche Abu Dhabi

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Polemiche su Zuma? La location di Roma (anzi, del Condominio-Roma) batte tutti, anche Abu Dhabi

Roma è un sogno, non è una città. Poterci vivere è un privilegio, benché non sia una passeggiata di salute, cosa che sanno anche i muri. Però non tutti sono persuasi del fatto che questa città sia in realtà solo un grande condominio. Amo Roma e vi ho trascorso più della metà dei miei anni, viaggio molto, capita che la osservi da lontano e vedo come le stesse cose che succedono altrove, una volta riprodotte qui, assumano un’aria mostruosamente condominiale. Qualcuno direbbe “di provincia”, con accezione dispregiativa e sprezzante che non amo perché la provincia è salvifica per molti versi, non è il male e permette di condurre una vita più autentica e sana rispetto alla grande città soprattutto dal punto di vista dei rapporti umani.

Il male è il condominio. Quella piccola comunità di brutti esserini strascicatori di ciabatte, campioni di schiacciacalli che parlano male l’uno dell’altra e non sanno mettere in pratica la più semplice prova di auspicabile anarchia: la solidarietà, autogestione e collaborazione. Il condominio ha bisogno dell’amministratore, di un governo perché, inspiegabilmente, pur essendo una piccola comunità, non è in grado di autogestirsi. Roma, ahinoi, è un condominio ciarliero.

Autogestione e collaborazione sono attività che sottraggono tempo al cinguettare, parlottare, dire male del vicino: al non produrre altro che non sia il nulla incondizionato.

Nei giorni scorsi ha aperto Zuma a Roma a Palazzo Fendi e se n’è parlato molto. Zuma, un locale di cucina giapponese che esiste da diversi anni nelle più importanti e moderne metropoli internazionali. Ne ho lette di ogni genere, da “Il miglior Zuma fra quelli che ho visitato” a “Non capisci un tubo, è anonimo, banale, impersonale” (cosa c’è di più anonimo, banale e impersonale dell’uso di questi stessi termini per descrivere un locale?). E poi: “Addio esclusività! I prezzi sono abbordabili e io mi sento veramente esclusivo solo se pago tanto (in un mondo sempre più inclusivo)”. Ancora: “Sono rigidi sulle prenotazioni”, “C’è poca gnocca, ne vorrei vedere di più”, ma anche “Non è vero, di gnocca ce n’è un casino, ma per te non è mai abbastanza”. Condominio-Roma, questo è.

Sono appena stata da Zuma ad Abu Dhabi e ci tornerò perché è un locale fantastico, divertente, vivace: si bevono ottimi drink e, se parliamo di cucina, probabilmente è il più buono di tutti, ma non voglio fare la gara o sfoggiare l’elenco degli Zuma che ho visitato nel mondo. Il cuoco è italiano, by the way.

Zuma (Al Maryah Island, central business district) è una macchina che gira bene e produce numeri importanti. Quello che mi interessa di più è l’intuizione, il guizzo che ebbero gli ideatori di questa serie di locali di grande successo nel mondo. Una catena di ristoranti arredati possibilmente allo stesso modo ma in location molto diverse fra loro e tutte spettacolari, dove si mangia mediamente bene.

Il concetto è simile ad Hakkasan, gioca e vince sul ricreare un ambiente riconoscibile, che ti accolga con lo stesso stile, un punto di riferimento dove il cliente non debba affrontare la novità nelle cose basilari, come l’arredamento.

E sappiamo quanto il misoneismo (l’avversione alle novità) sia atteggiamento – se non disturbo – diffuso più di quanto non venga dichiarato. La novità non coccola, la ricerca dell’effetto “nicchia protettiva” è molto più diffusa di quanto si sia disposti a dichiarare pur di sembrare innovatori e avanguardisti.

Per me hanno vinto loro, a meno di pensare che il pubblico sia composto da un cumulo di coglioni. Io credo di no, e se si escludono i posti dove si reca chi è purtroppo costretto a fare una scelta di prezzo, per me alla fine vince il successo di pubblico. Con la critica facciamo poco e niente, quella intelligente può essere utile, può suggerire, ma i competenti sul serio sono quattro gatti, ed è il pubblico che fa un locale. Ecco perché da grande appassionata della buona tavola tengo molto a precisare che sono una cliente.

Zuma ad Abu Dhabi ha anche un ottimo cocktail bar. Ma presto aprirà la terrazza di Zuma a Roma, con sei barman molto bravi e una vista da capogiro. Zuma a Roma ha la location più bella fra tutti gli Zuma nel mondo perché stiamo a Roma e almeno su questo, permettetemi di dire che non ce n’è per nessuno. Lasciamogli fare un po’ di rodaggio su servizio e cucina (che nelle mie due visite ho trovato già perfetti, a dire il vero) e pensiamo al fatto positivo che ci sia finalmente un ottimo locale internazionale anche a Roma. Lasciamolo funzionare come merita, senza stare a cercare il pelo nell’uovo facendo gli esperti di sushi in un ristorante che propone un menù molto più ricco e vario di un semplice sushi.

Altrimenti perseveriamo col condominio, con la sora Franca del terzo piano che stende il bucato. Un film già visto, brutto e inutile come Anonimo Veneziano.

[Foto Cover: Icon]


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